ANTIQUA VERCELLI – J.S. BACH: LE CANTATE SACRE
ANTIQUA VERCELLI – J.S. BACH: LE CANTATE SACRE
DETTAGLI
Data
15 settembre
Ora
19:00
Concerto
Musica antica
SEDE DEL CONCERTO
Chiesa di Sant’Agnese
Via Gioberti
Vercelli
IN COLLABORAZIONE CON
Accademia del Ricercare
PANORAMICA
Il genere della cantata sacra (Geistliche Konzert, concerto spirituale) di tradizione luterana è fiorito nella Germania barocca ed è un esempio rimarchevole di musica al servizio della liturgia. Le cantate sacre erano infatti pensate per l’esecuzione durante la funzione religiosa e il loro scopo era quello di “dilatare” i testi sacri relativi alle feste per le quali erano di volta in volta composte, prendendoli come punto di partenza per una riflessione volta a illustrarli e a chiarirli al fedele. Tra i compositori che hanno contribuito alla fioritura di questo genere musicale non si possono non citare Buxtehude, Graupner e Telemann, ma è stato Johann Sebastian Bach che l’ha portato all’apice del suo splendore. Tra i compiti che spettavano a Bach nell’ambito dell’attività di Kapellmeister svolta presso diverse istituzioni religiose tedesche (in particolare, presso le chiese di San Tommaso e di San Nicola a Lipsia) figurava la composizione di una cantata sacra per ogni domenica e festività religiosa. In totale si contano due centinaia di cantate sacre: un lascito che impressiona non soltanto per quantità, comunque rimarchevole, ma soprattutto per qualità, perché è altissimo il sapere compositivo che Bach ha saputo infondere in queste composizioni. La prima cantata in programma, “Jesu, der du meine Seele” (“Gesù, che [hai salvato] la mia anima”) BWV 78, fu composta da Bach durante il suo secondo anno a Lipsia. Le letture della festività in questione (quattordicesima dopo la Trinità) erano tratte dalla Lettera di San Paolo ai Gàlati (Gal. 5, 16 – 24, sui desideri della carne e i frutti dello spirito) e dal Vangelo secondo Luca (Lc. 17, 11 – 19, sulla guarigione dei lebbrosi), anche se poi il testo della cantata, composto da Johann Rist, si ricollega a queste letture soltanto in senso lato. Come accade in molti esemplari di cantata bachiana, anche in questo caso l’articolazione formale prevede un’alternanza di recitativi e arie (o duetti) per voci sole talvolta accompagnate da strumenti solisti; aprono e chiudono la composizione due corali armonizzati da Bach per coro a quattro voci. La seconda cantata in programma, “Ich hatte viel Bekümmernis” (“Avevo una grande afflizione”) BWV 21, non ha una destinazione liturgica specifica (Bach incluse nel frontespizio della composizione l’indicazione per ogni tempo, intendendo che essa poteva essere utilizzata in una qualunque occasione) e ha una storia di successivi rimaneggiamenti. Nel suo assetto definitivo, la cantata ha un impianto formale più complesso rispetto allo schema classico: si apre infatti con una Sinfonia e si articola in ben dieci successivi numeri. Un altro aspetto che non lascia indifferenti è l’organico particolarmente nutrito (naturalmente rispetto agli standard dell’epoca) al quale è destinata, perché, oltre alle forze vocali consuete (quattro voci soliste e un coro a quattro parti), coinvolge oboe, fagotto (spesso in ruoli solistici accanto alle voci), tre trombe e timpani, oltre agli archi e al basso continuo.
<Danilo Karim Kaddouri>
GLI ARTISTI
Accademia del Ricercare
Corale Universitaria di Torino
Karin Selva, soprano – Elena Biscuola, alto
Stefano Gambarino, tenore – Enrico Bava, basso
Silvia Colli, Yayoi Masuda, Artem Dzeganovskyi
Elisa Imbalzano, Roberta Pietropaolo, Gabriele Cervia, – violini
Elena Saccomandi, Alessandro Curtoni – viole
Daniele Bovo – violoncello
Massimo Sartori – viola da gamba
Simone Severino – violone
Arianna Zambon, Gregorio Carraro – oboi
Manuel Staropoli – flauto
Matteo Macchia, Simone Telandro, Emanuele Goggio – trombe
Claudia Ferrero – organo, clavicembalo
Marco Zanco – timpani
Direttore del coro – Paolo Zaltron
Direttore – Pietro Busca
LE MUSICHE
J. S. BACH (1685-1750)
Cantata BWV78 “Jesu, der du meine Seele”
Corale – Jesu, der du meine Seele
Duetto (soprano, alto) – Wir eilen
Recitativo (tenore)- Ach! ich bin
Aria (tenore)- Dein Blut
Recitativo (basso)- Die Wunden
Aria (basso)- Nun, du wirst
Corale – Herr! ich glaube
Cantata BWV21 “Ich hatte viel Bekümmernis”
Sinfonia
Corale – Ich hatte viel Bekümmernis
Aria – Seufzer, Tränen
Recitativo – Wie hast du dich
Aria – Bäche von gesalznen Zähren
Corale – Was betrübst du dich
Recitativo – Ach Jesu, meine Ruh
Aria – Komm, mein Jesu
Corale – Sei nun wieder zufrieden
Aria Erfreue dich, Seele
Corale – Das Lamm, das erwürget ist
La chiesa di Sant’Agnese
La chiesa di Sant ‘Agnese in San Francesco sorge all’interno del perimetro delimitato dalle mura medievali della città. L’impianto è trecentesco, la facciata principale rivolta verso Piazza San Francesco è barocca mentre la facciata posta sul lato di Via Borgogna è completamente in laterizio con elementi gotici. Le sue origini sono molto antiche: in un atto del 20 maggio 1174 viene già menzionata: “officialis ecclesiae S. Agnetis”. Il primo impianto ben presto venne considerato troppo angusto per accogliere i fedeli e così la parrocchia di S. Agnese venne trasportata nella chiesa di S. Francesco. Risale al 1292 la cessione della chiesa e dei terreni annessi all’Ordine dei Francescani. La facciata è dovuta all’architetto Ignazio Amedeo Galletti il quale nello stesso periodo operava nella chiesa di Santa Chiara. Nei secoli XVI e XVII la chiesa fu oggetto di gravi danneggiamenti; durante tutto il XIX secolo la chiesa visse un vero periodo di decadimento e abbandono, a partire dal 1802 quando la soppressione napoleonica degli Ordini Religiosi fece sì che avvenisse il passaggio al governo francese e il suo cambio di destinazione a magazzino e ricovero di prigionieri. Il 22 ottobre del 1822 con l’avvio dei lavori, si eseguì la costruzione dell’odierna facciata barocca per adeguarla allo stile interno. Dopo le requisizioni durante le Guerre d’Indipendenza del 1848 e l’Armistizio di Salasco, la chiesa fu riaffidata all’ architetto Edoardo Arborio Mella per eseguire il progetto di restauro, a partire dal 1868. Nonostante i tanti danni il Mella prima ed il Canetti poi, compirono il miracolo di ridare alla chiesa, se non il primitivo splendore, gran parte della sua originaria struttura gotica pur conservando l’attuale facciata. Il 3 maggio 1903 la chiesa venne riaperta al culto. L ‘interno a tre navate è scandito dalla presenza di colonne e semicolonne, le volte sono a vela semplicemente decorate. Il campanile, databile attorno al 1423, riporta ancora i danneggiamenti delle cannonate riportate durante i vari assedi della città. Esso è quadrangolare e scandito da lesene in tre moduli con monofore e bifore. La facciata intonacata è tipicamente tardo barocca. Essa termina con un frontone e sei guglie montate su balaustrata in marmo.