LO SPLENDORE DEL RINASCIMENTO EUROPEO
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Dom 27 Ottobre

Museo Borgogna

ORE 17:00

LO SPLENDORE DEL RINASCIMENTO EUROPEO

ACCADEMIA DEL RICERCARE

Direttore PIETRO BUSCA

Programma

Musiche di William Brade (1560 – 1630), Erasmus Widmann (1572 – 1634), Johann Hermann Schein (1586 – 1630)

Artem Dzeganovskyi, Yayoi Masuda, violini

Virginia Ghiringhelli, Eleonora Ghiringhelli, Massimo Sartori, viole da gamba

Luisa Busca, flauti

Manuel Staropoli, flauti e cromorni

Carlo Gomiero, flauti e cornamuse

Roberto Terzolo, dolzaina, flauti

Claudia Ferrero, clavicembalo

Luca Casalegno, percussioni

Biglietti

INGRESSO € 12

RIDOTTO OVER65 € 10

RIDOTTO UNDER25 € 6

RIDOTTO FAMIGLIA € 3

A cavallo tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo ebbe inizio il lento cammino che – attraverso infinite sperimentazioni – avrebbe condotto alla definizione delle forme principali della musica strumentale, in seguito esaltate prima dai grandi autori del Barocco e poi dai compositori romantici. Oltre all’Italia – patria di Arcangelo Corelli, che con le sue sei raccolte di opere a stampa diede un contributo determinante alla codificazione del genere della sonata e del concerto grosso – la Germania svolse in questo ambito un ruolo di importanza decisiva. A questo contribuirono da un lato la complessa situazione politica dell’Europa centrale, che vedeva il territorio tedesco frammentato in un’infinità di staterelli spesso in accesa competizione tra loro, e dall’altro il desiderio dei principali signori dell’epoca di imporsi non solo nel campo delle armi ma anche in quello della cultura. A questi fattori va aggiunta la particolarissima posizione geografica della Germania, che risentì sia delle influenze della scuola italiana sia delle suggestioni dello stile francese, senza dimenticare i numerosi compositori inglesi – tra i quali si distinsero Thomas Simpson e William Brade – che introdussero nelle città anseatiche lo splendido repertorio dell’Inghilterra elisabettiana. L’aspetto più significativo della produzione di Widmann consiste nel fatto che – contrariamente alla maggior parte dei compositori coevi – nella maggior parte dei casi non scrisse suites (sequenze predefinite di danze quali l’allemanda, la corrente e la sarabanda, spesso precedute da un preludio dal carattere astratto) ma movimenti di danza a se stanti, che sarebbero state abbinate con molta libertà dagli esecutori a seconda delle occasioni. Ogni brano venne ‘battezzato’ con un nome di donna, un fatto che rivela chiaramente un intento descrittivo, che contribuisce a dare ulteriore vivacità e brillantezza a questa sorta di raffigurazioni figurative, nelle quali – accanto a tratti raffinati e pieni di grazia – non mancano spunti bizzarri e quasi farseschi, esaltati da una strumentazione ricca e di grande suggestione.